Storia
Cenni storici
L’antico borgo medievale di Compignano si trova su di una collina a 262 m slm che domina la valle del fiume Nestore, ed è in provincia di Marsciano (PG).
Le prime documentazioni storiche risalgono al 1240, come castello a forma circolare dell’ex-podestà di Firenze, Andrea di Giacomo. Nel XIII secolo molte famiglie e gruppi signorili erano possessori di più castelli (castra) nel territorio perugino; tra questi i Montemelini, che al tempo potevano vantare un patrimonio castrense ragguardevole, seppure territorialmente disperso. Di questa famiglia faceva parte Andrea di Giacomo (Andree Iacobi) che acquista nel 1240 i castelli di Montegualandro e Valiano da un ramo dei marchesi di Colle. Nel 1247 il comune di Perugia condanna Raniero, Andrea e Avultrone, figli di Andrea di Giacomo, colpevoli di tradimento a favore dell’imperatore Federico II, alla confisca di vari castra posseduti in tutto o in parte, tra i quali anche quello di Compignano.
Passato così dal dominio feudale a quello comunale, Compignano ebbe presto un ponte sul Nestore che fu iniziato ad essere costruito nel 1275 e poi interrotto dal comune di Perugia per circa vent’anni, per consentire la costruzione di quello di Deruta. Fu finito solamente nel 1296. Nel 1312 Compignano fu saccheggiato e bruciato dal passaggio delle truppe dell’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che devastarono sistematicamente tutti i castelli delle colline. Nel 1361, in mezzo alle continue ostilità tra nobili e popolani, il castello tentò di sottrarsi alla signoria di Perugia. Nel 1398 Monaldo di Ripalvella, rifugiatosi a Compignano con alcuni fuoriusciti perugini, tentò d’impossessarsi del castello a scapito di Perugia. Giovanni di Lallo di Marsciano, Bruscoluccio di Rizio e Nicolò di Giovanni, che gli avevano agevolato il rifugio, lo fecero però prigioniero e dichiararono di non volerlo rilasciare se non mediante l’esborso di una cospicua somma di denaro. Monaldo ricorse allora agli stessi magistrati perugini, offrendo loro la restituzione del castello in cambio della sua liberazione. Il castello tornò quindi sotto i perugini, i quali pretesero da lui l’assicurazione che non avrebbe mai più molestato né il Comune di Perugia né le persone suddite o accomandate. Ai tre ribelli poi fu inflitta la condanna di 500 libbre di denari, rase al suolo le case e confiscati i beni, mentre a risarcimento degli abitanti caduti in miseria furono prestate quaranta corbe o rubbie di grano.
Nel 1368 ebbe inizio una controversia fra Gerolamo e Ludovico dei Conti di Marsciano intorno ai confini di Poggio Aquilone e di Compignano che fu poi ricomposta nel corso degli anni dal Magistrato di Perugia:
Confini che chiudano e terminano la cura e parrocchia di S.Christofaro di Compignano di P.S.P.
Prima dalla parte di Oriente termina la detta parochia un monticello chiamato Gagliello et una strada che dal … Spina et S.Ellera.
Dalla parte di Occidente termina un luogo chiamato Sto Anicolo et una strada maestra che va dal Mercatello a Orvieto.
Dalla parte di mezzo giorno termina una chiesa chiamata S.Croce et un luogo chiamato la Costa del Gatto.
Dalla parte di aquilone terminano due fiumi, cioè la Genna et il Nestore.
Intorno al 1400 si hanno testimonianze in Umbria di un movimento religioso denominato dei “Bianchi”: se ne hanno notizie in fonti che documentano le visite apostoliche e pastorali di Spina, Compignano e Poggio Aquilone, nella diocesi di Perugia. Nel 1440 il castello era di proprietà del conte Federico di Bernardino di Marsciano, il quale però, nel maggio dello stesso anno, lo pose sotto la protezione di Perugia.
È del 1531 una testimonianza delle leggi che disciplinavano la vita di quei tempi, riportata dallo scrittore Ascenzo Riccieri nello statuto di Marsciano.
Scrisse lo storico Mariotti che “le strade del castello sono spartite in simmetria e il popolo vi si mantiene senza miseria per le arti che vi fioriscono specialmente nel ridurre a panno la canapa e nel fabbricar botti e tinozze da vino e altri annessi spettanti all’Arti del Legnaiolo, o Falegname”. Nel Cinquecento Compignano fu meta preferita di famiglie patrizie perugine per la fertilità delle terre e la bellezza del paesaggio. Tra queste, la dinastia dei Monaldi, già presente nella prima metà del Quattrocento e proprietaria a Compignano di numerose case e poderi. Un discendente della famiglia, Benedetto Monaldi Baldeschi, venne eletto cardinale da Papa Urbano VIII e costruì nel 1631 un maestoso palazzo, ancora presente nel suo splendore all’interno delle mura castellane, che andò a sostituire un precedente edificio di peculiari caratteristiche militari, un mastio che era parte integrante della struttura duecentesca del borgo. Si hanno notizie sulle visite fatte da Monaldi al castello negli anni 1637 e nel 1641, dopo l’elezione a cardinale.
Nella metà del Cinquecento Compignano fu scelto anche da Prospero Podiani, famoso letterato perugino, fondatore della Biblioteca Augusta in Perugia, ove acquistò case e terreni. Fonti storiche narrano altresì che l’architetto ferrarese Jacopo Meleghino, che aveva lavorato a Roma alle dipendenze di Papa Paolo III, come computista della fabbrica di San Pietro, direttore dei lavori di palazzo Farnese, esperto in fortificazioni e supervisore delle opere commissionate a Michelangelo Buonarroti, dopo la morte del Pontefice e rimosso dal suo ruolo fiduciario, venne nominato Rettore della Parrocchia di Compignano nel 1550.
Il castello di Compignano è stato quasi sempre compreso nel rione di porta San Pietro.
Nella descrizione dei castelli e delle ville del territorio perugino fatta dai priori nel 1380, Compignano era assegnato fra i castelli di Porta Borgne, così come all’epoca della creazione dei capitani del contado nel 1428.
Attraverso i censimenti dello Stato Pontificio ai primi dell’800 forniscono alcune statistiche e censimenti del territorio marscianese con i paesi appodiati, ai quali facevano riferimento alcune frazioni. Tra questi è presente anche Compignano, uno dei paesi più consistenti come numero d’abitanti e per ampiezza territoriale. Un recente lavoro di ricerca negli archivi parrocchiali ha consentito di riprodurre con esattezza un censimento sulla popolazione del territorio compignanese sin dal 1771. Alcune vicende storiche legate a Compignano dall’unificazione d’Italia fino al 1899 si hanno attraverso le attività amministrative del Comune di Marsciano e del suo territorio. Nel periodo del primo censimento del giovane Stato Italiano del 31/12/1861, Compignano contava 600 abitanti ed era uno dei 4 paesi appodiati dal Comune di Marsciano. Oggi la popolazione residente ammonta a circa 350 abitanti.
Compignano oggi
Compignano è un paese sopraelevato e sporgente sulla valle del Nestore, che qui descrive un ampio arco a ferro di cavallo. Il paese è inserito in un paesaggio agrario, ove sfuma il territorio pacato della collina e inizia quello accidentato che caratterizza la parte occidentale del marscianese; è il tratto d’unione tra la strada della collina e quella che costituisce il prolungamento di via Sette Valli, l’antica via Orvietana. Oggi il castello mostra ancora l’antico impianto a scacchiera, sia pure con l’andamento circolare delle mura, ancora ben conservate. La porta d’accesso, che si apre su piazza della Vittoria, introduce nel piccolo borgo. Sopra di essa si erge una torre in pietra che, costruita nel XIII secolo e riedificata nella prima metà del XVI, è l’unica che resta delle altre cinque che caratterizzavano il castello di Compignano. Sui resti di una di queste è stato costruito nel 1925 il campanile del paese. Percorrendo la via che sale dalla porta d’accesso si giunge davanti al palazzo gentilizio del Seicento, un tempo dei Monaldi e oggi di proprietà della famiglia Corneli.
Chiesa di San Cristoforo
Di fronte al palazzo è situata la Chiesa di San Cristoforo, le cui prime notizie storiche risalgono al 1266, nelle quali si riferisce che era soggetta per metà alla chiesa di San Valentino (dipendente a sua volta dalla Cattedrale di Perugina) e per l’altra metà al monastero di S. Pietro.
Da un manoscritto custodito negli archivi parrocchiali si apprende che nel XVII secolo la chiesa era a tetto, con un arco in mezzo. Sulla fine del ‘700 fu ricostruita quasi per intero e con il tetto a volta, cinque altari e quadri dipinti da Anton Maria Garbi. Nel 1905 la chiesa fu ricostruita interamente, pur mantenendo le caratteristiche originarie. Al suo interno custodisce un dipinto su tela del XVII secolo rappresentante San Cristoforo, purtroppo oggi molto rovinato a causa dell’umidità, mentre su una nicchia situata sopra l’ingresso della parte sinistra della Chiesa si trova una statua lignea della Madonna con Bambino. Le volte del soffitto mostrano affreschi con angeli nello sfondo.
Chiesa della Madonna del Crocifisso
Girovagando tra i vicoli medievali del borgo non mancano gli antichi elementi in cotto che disegnano archi (finestre e porte) di stile quattrocentesco.
In fondo all’altra via principale di Compignano, perpendicolare alla via che sale dalla porta di accesso, si trova la Chiesa della Madonna del Crocifisso, una piccola chiesa a mattoni in cotto costruita alla fine del XVI secolo e restaurata nel 1966; cappella privata dei Monaldi alla metà del XVII secolo, appartenne poi agli Ottavini che ne mantennero il possesso fino agli anni trenta, quando fu ceduta alla comunità compignanese.
Questa piccola chiesa è molto importante poiché custodisce una testimonianza dell’opera di Gerardo Dottori: gli affreschi sulle pareti e sulle volte della chiesa compiuti dal grande pittore perugino tra il 1921 e il 1922. Nel 1966, a causa della forte umidità che aveva rovinato gli affreschi, si rese necessario un restauro e furono così coperte d’intonaco bianco buona parte delle opere dell’artista. Si possono ammirare oggi solo due originali, una scena della vita di Gesù e precisamente “Gesù che parla alla folla” sulla parete di destra all’altezza dell’altare e due angeli di grandi dimensioni, posti sopra la porta d’ingresso, dipinti con colori molto tenui. L’affresco sulla parete di sinistra rappresentava Gesù che cacciava i mercanti dal tempio, ma dopo il restauro del 1966, questa scena è stata modificata dal restauratore Cascianelli e dell’originale si può ammirare molto poco.
Contiguo alla chiesa vi è un cortile, al quale vi si accede tramite un portone ligneo, che nasconde al suo interno un pozzo della fine del XVI secolo oggi chiuso; su una parete recentemente ricostruita è stata rimessa una lapide di marmo del 1584 che riporta il testamento del sacerdote Baldus Baoldocius, in cui si afferma di lasciare i beni della Chiesa del Crocifisso alla sua famiglia; l’edificio oggi è sede di associazioni di volontariato.
I mestieri del borgo
Compignano è stato a lungo un centro di attività artigianali: falegnami costruttori di carri, fabbri, bottai, tessitrici, fornaciai.
Quest’ultima importante attività è stata riscoperta e valorizzata di recente, con l’apertura nel 2001 della prima Antenna Museale del Museo dinamico del Laterizio e delle Terrecotte; una realtà espositiva di piccole dimensioni, all’interno del borgo, che ha lo scopo di documentare il castello, la sua vicenda storica e, soprattutto, il suo ruolo nell’attività della produzione del laterizio. Il museo ha ha un sezione dedicata a una tipica famiglia dei fornaciai del luogo, che ha ricostruito il proprio albero genealogico e ha messo a disposizione il proprio materiale: produzioni e strumenti di lavoro. È presente una sezione adibita a laboratorio di produzione delle terrecotte, dove oltre a dimostrazioni pratiche il visitatore può anche toccare con mano la complessità del mestiere e cimentarsi nella lavorazione.
Scendendo da Compignano verso il vecchio mulino, e attraversato il ponte sul Nestore si sale lungo una tortuosa strada fino al bivio con l’antica via Orvietana, in cui è visibile l’antica Fornace del XVII secolo, pienamente recuperata e restaurata, oggi itinerario del Museo dinamico del Laterizio e delle Terrecotte.
Si ringrazia www.compignano.it per la gentile autorizzazione all’utilizzo dei testi e delle immagini storiche.